Studi epidemiologici hanno scoperto che una dieta ricca di fibre e caffè, ma a basso contenuto di carne rossa, riduce il rischio di diabete mellito di tipo 2.
E’ stata testata l'ipotesi secondo cui queste modifiche nutrizionali migliorano in modo differenziale la sensibilità all’insulina dell’intero organismo ( esito primario ) e la secrezione.
I criteri di inclusione erano: età 18-69 anni, indice di massa corporea ( BMI ) di 30 kg/m2 o superiore, diabete mellito di tipo 2 trattato con dieta, Metformina o Acarbosio e durata della malattia conosciuta di 5 anni o meno.
I criteri di esclusione, invece, erano: emoglobina glicata ( HbA1c ) maggiore di 75 mmol/mol ( 9.0% ), diabete di tipo 1 o secondario e malattie acute o croniche tra cui il cancro. Sono stati esclusi i pazienti che assumevano qualsiasi farmaco che colpisce il sistema immunitario o la sensibilità all'insulina diverso dalla Metformina.
Dei 59 pazienti, 37 ( 54% donne ) pazienti diabetici di tipo 2, obesi, hanno completato l’intervento dietetico a basso consumo energetico controllato a gruppi paralleli di 8 settimane.
I partecipanti hanno consumato una dieta ricca di fibre di cereali ( grano intero / segale: 30-50 g/die ) e caffè ( 5 tazze/die o più ), e priva di carne rossa ( L-RISK, n=17 ) o una dieta a basso contenuto di fibre ( 10 g/die o meno ), senza caffè e ad alto contenuto di carne rossa ( 150 g/die o più ) ( H-RISK, n=20 ).
La sensibilità all'insulina e la secrezione sono state valutate mediante clamp euglicemico-iperinsulinemico e test di tolleranza al glucosio per via endovenosa con diluizione isotopica.
Il contenuto di grassi del corpo intero e degli organi è stato misurato mediante risonanza magnetica e spettroscopia.
La sensibilità all'insulina dell’intero organismo è aumentata in entrambi i gruppi ( media H-RISK vs L-RISK: 0.8 vs 1.0 mg kg-1 min-1, P=0.59 ), mentre il peso corporeo è diminuito ( -4.8% vs -4.6%, rispettivamente ).
La sensibilità all'insulina epatica è rimasta invariata, mentre il contenuto epatocellulare di lipidi è sceso in entrambi i gruppi ( -7.0% vs -6.7% ).
La massa grassa sottocutanea ( -1.553 cm3 vs -751 cm3, rispettivamente ), la massa grassa viscerale ( -206 cm3 vs -241 cm3, rispettivamente ) e il grasso muscolare ( -0.09% vs -0.02%, rispettivamente ) sono diminuiti in modo simile.
La secrezione di insulina è rimasta invariata, mentre il marcatore proinfiammatorio interleuchina-18 ( IL-18 ) è diminuito solo dopo la dieta L-RISK.
In conclusione, non è stata identificata alcuna evidenza di una differenza tra le due diete a basso consumo energetico.
La restrizione energetica di per sé sembra essere essenziale per migliorare l'azione dell'insulina in fasi di perdita di peso attiva nei pazienti diabetici di tipo 2 obesi, con un potenziale miglioramento della infiammazione subclinica con la dieta L-RISK. ( Xagena2015 )
Nowotny B et al, Diabetologia 2015; 58: 255-264
Endo2015